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L'antica pala dell'altare del Sacro Cuore (sopra) con raffigurati san Spiridione, i santi Fermo e Rustico e i defunti tra le fiamme del purgatorio.

L'altare del Sacro Cuore (a destra).





infatti risale al 1921 quando, su ordinazione nell'arciprete Asperti, fu completato dallo scultore Manzoni, di Bergamo e nella nicchia fu posta la statua del Sacro Cuore, opera dello scultore Virgilio Vavassori.

LE CINQUE GRANDI TELE DEL PRESBITERIO - Sopra i banchi del presbiterio e sopra il coro sono collocate, entro cornici di stucco, cinque grandi tele ad olio, raffiguranti episodi della vita di san Giovanni Battista.
Sopra il banco dei parati, in cornu epistolae, è collocata una pala di metri 4.50 per 3.60, opera attribuita a Giovanni Carobbio (1691-1752).
Vi è dipinto un paggio, seguito da Erodiade e Salomè, che presenta ad Erode la testa di san Giovanni Battista. Il re, seduto sul trono, ritira il capo, inorridito.
Sopra il coro, a destra di chi guarda, è collocata una
fotografia di pagina 86 pala di metri 4.50 per 2.60. È opera di autore ignoto del secolo XVII. Vi è dipinta la predicazione di san Giovanni Battista.
La tela al centro, in fondo al coro, raffigura la nascita di san Giovanni Battista: nel centro del quadro, san Gioachino e sant'Anna ed una levatrice nell'atto di lavare il neonato entro un gran catino di rame. È opera di Francesco Paglia, autore bresciano del secolo XVII. Questo quadro, nel secolo XVIII, era stato maldestramente ampliato tutto attorno con una striscia di cm 50. Nella recente opera di restauro, è stato tagliato e riportato alla grandezza originaria di metri 2,75 per 1,83.
Sopra il coro, a sinistra di chi guarda, c'è una pala di metri 4,50 per 2,60. Raffigura il battesimo di Gesù: deposta la rossa veste su di un masso, coi piedi nell'acqua del fiume, riceve in ginocchio il battesimo da Giovanni Battista. Nei documenti d'archivio, antichi e recenti, era attribuito a ignoto artista del secolo XVII; il recente restauro, però, ha messo in luce la firma dell'artista e cioè Pietro Damini da Castelfranco (Veneto), vissuto dal 1592 al 1631.
Il quinto dipinto, di metri 4,50 per 3,60, sta sopra la mensa, in cornu Evangelii. È opera di Giovanni Carobbio (1691-1752). Alla presenza di Erodiade e Salomè ed altri personaggi della corte, il carnefice ha reciso, nella oscura prigione, che riceve luce da un inferriata, la testa del Precursore e la tiene in mano per la chioma; in alto volteggia un gruppo di Angeli.
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