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L'altare di san Giuseppe (a sinistra) e quello della Madonna del Rosario (a destra).
amministrato da due deputati eletti dai ministri della Schola del SS. Sacramento.
Ha una bella mensa in marmo bianco e nero, il cui paliotto è decorato da due coppie di colonnine in marmo nero, tra le quali due nicchiette che ospitavano, un tempo, due statuette che dovevano essere di buona fattura. Ai lati dell'ancona due statue, in grandezza naturale, raffigurano sant'Antonio di Padova e san Bartolomeo apostolo.


L'ALTARE DELLA MADONNA DEL ROSARIO - Nel 1780 è così descritto: «È aggregato alla Schola del SS. Rosario. Ha due deputati eletti ogni due anni dal popolo, ha entrate di lire 57 oltre l'elemosina. Provvede alle cere, suppellettili, ornamenti altare e processioni solenni del Rosario e Venerdì Santo, quando si porta la statua della B. V. Addolorata la cui cappella dipende da questa Schola. Ha l'obbligo di quattro Messe all'anno e due uffici.
A questo altare si recita ogni giorno la terza parte del Rosario e le feste intero, una parte la mattina dopo la Messa prima, una dopo il Vespro, l'ultima la sera».

È sempre stato in gesso stuccato fino all'anno 1920, anno in cui l'arciprete Angelo Asperti lo fece costruire in marmo dalla Ditta Rota di Bergamo.

L'ALTARE DEL SACRO CUORE DI GESÙ - È l'altare che nel corso di due secoli ha cambiato il maggior numero di titolari: san Spiridione, santi Fermo e Rustico, i Morti, san Francesco Zaverio e infine il Sacro Cuore di Gesù.
L'arciprete Antonio Marconi nel 1780 così lo descrisse: «È amministrato da sei deputati. Due dei morti che fanno celebrare tutti i giorni festivi l'ultima Messa in, suffragio dei defunti (sotto questo altare giace il cimitero antico) oltre più uffici durante l'anno. Due deputati di san Spiridione che fanno cantar Messa sei volte all'anno per la prosperità della campagna. (San Spiridione o Spiridone, vescovo di Cipro nel secolo IV, fu dapprima pastore di greggi, sposato e padre di famiglia, brillò per generosità e carità. Il suo culto giunse a Telgate dalla regione veneta, in particolare da Chioggia ove gli fu dedicata una grande chiesa). Altri due dei santi Fermo e Rustico che fanno cantare la Messa la loro festa, nella quale vi è il costume di benedire con le loro reliquie, alla porta della chiesa, gli animali che si conducono quasi tutti nella piazza davanti».
Nel 1865 è citato come «detto dei morti, dedicato a san Francesco Zaverio, di marmo senza colonne». Nel 1920 è indicato semplicemente come altare dei morti. Il titolo del Sacro Cuore è quindi abbastanza recente;
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