il testo degli Atti conservato in archivio parrocchiale non è corrispondente in tutto all'originale perché è
stato grossolanamente manomesso. Per fortuna le correzioni ed aggiunte apportate sono state fatte con inchiostro
colorato assai dissimile dall'originale, per cui è facile distinguere la contraffazione.
Probabilmente un arciprete dei secoli scorsi, animato certamente da zelo, ma poco rispettoso dell'integrità
dell'antico manoscritto, ha voluto forzare il senso del testo a favore di una tesi di antichità altrimenti non sostenibile.
Come risultato si ebbe che la parola «inornatum» (disadorno) riferita all'altare dell'oratorio dei Disciplini
divenne «in ornatum» (in un ornamento), «picta» (dipinta) riferito alla volta dell'altare divenne «pietà»
(con l'aggiunta di un accento inconcepibile per un termine latino), e successivamente pietà trasformato
in «Pietà» (con la maiuscola come per indicare una persona: il Crocifisso?).
Il pudore certamente suggerí di porre almeno un punto interrogativo, che purtroppo dai successori venne
ignorato, e il testo contraffatto passò tranquillamente accettato persino nei caratteri a stampa di un
documento di fine '700.
Gli scrittori successivi, basandosi su quest'ultimo, senza controllare l'originale, vi hanno trovato
facile punto di riferimento per fondare le loro affermazioni sull'esistenza in Telgate del santo Crocifisso
in data anteriore al 1575 (data degli Atti della Visita di san Carlo).
I tanto citati Atti invece non fanno alcun riferimento all'esistenza della venerata sacra immagine, al
contrario descrivono l'altare dei Disciplini privo di alcun ornamento (inornatum), posto sotto una piccola
volta dipinta (picta), certamente piccolo e da sistemare, tanto che il Visitatore ne prescrisse l'ampliamento
e l'ornamento.
Ai fini dell'antichità del santo Crocifisso dunque un fatto è certo: non esisteva in Telgate prima del 1575.
Esisteva invece certamente nel 1703 perché nelle relazioni della Visita del vescovo Ruzini si legge:
«l'icona dell'altare è l'immagine di Cristo Crocifisso, ottimamente scolpita nel legno, coperta di lastra
di vetro, adorata con grande devozione». Da ciò si deduce in modo più che plausibile che solo nel corso
del '600 il Crocifisso fu collocato sull'altare dei Disciplini Bianchi o di santa Maddalena e da allora
in poi chiamati anche del santo Crocifisso.
La supposizione di datare secolo XVII la venuta in Telgate della preziosa scultura è confermata anche da
una perizia artistica effettuata sull'opera stessa da un esperto in
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materia, il restauratore di antiche sculture, che opera per la Sovrintendenza di
Milano e la Regione Lombardia, sig. Eugenio Gritti di Bergamo, che definì l'opera come tipico esemplare
della scultura manieristica del '600 italiano.
Cade contemporaneamente anche la supposizione da alcuni avanzata, in verità con riserva, che sia stato
il famoso predicatore Beato Bernardino da Feltre a recare dal Friuli a Telgate il santo Crocifisso, in occasione
di una delle frequenti sante Missioni che egli veniva a predicare in terra bergamasca; cade perchè il Beato
Bernardino nacque nel 1439 e morí nel 1494, perciò completamente fuori epoca.
Con tutto ciò non si intende assolutamente sminuire l'importanza e la venerabilità di una ormai secolare
tradizione religiosa dai risvolti meravigliosi che sempre suscita sentimenti di pietà popolare di altissimo
valore, quanto piuttosto fornire una necessaria precisazione che deve essere accolta come contributo alla
chiarificazione di una veridicità storica che esce dall'indefinito per assumere contorni di una più nitida definizione.
I FATTI PRODIGIOSI
ATTRIBUITI
AL SANTO CROCIFISSO
LA DEVOZIONE POPOLARE
Da uno scritto dell'arciprete Angelo Asperti, datato il 16 luglio 1922, ricaviamo molti particolari sulla
venerazione in cui era tenuto il Crocifisso miracoloso.
«Nel 1780 dopo ultimati i lavori di decorazione della nuova Chiesa, il popolo di Telgate si tassava
generosamente per innalzare al suo Taumaturgo Crocifisso quel magnifico altare di marmo, perché qui
trasportato dalla sua antica chiesina, quivi si avesse la sua nuova sede e il suo trono di misericordia.
Il 1760, come si legge sul rovescio d'un quadro che si conserva e che ricorda l'esposizione solenne
del SS. Crocifisso (forse per la prima volta), Telgate era desolata dalle febbri petacchiali che facevano
strage in paese e nei circonvicini e fu quell'anno che fu fatto voto di celebrare in perpetuo la festa
votiva annua il 3 maggio ad onore del SS. Crocifisso. Piaciuta la festa alla divina misericordia fu
liberato il paese dal fiero morbo, non fu colpito più nessuno e guarirono quanti prima erano stati colpiti.
Da questa data, dalla sua nuova dimora, nel suo superbo altare nella Plebana, la devozione e venerazione
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