Nel 1730 anche il glorioso oratorio dei Disciplini fu abbattuto insieme alla vecchia chiesa parrocchiale,
per creare lo spazio idoneo alla costruzione della nuova Arcipresbiterale; fu certamente un sacrificio doloroso
ma reso necessario, che finì per produrre nuovi frutti di bene perché il miracoloso Crocifisso ebbe in seguito
la degna collocazione al primo altare laterale del nuovo tempio e così divenne il simbolo devozionale di
un'intera comunità.
Agli antichi Disciplini bianchi, gente di preghiera, penitenza e carità, per il preziosissimo dono della
devozione e venerazione al santo Crocifisso, i telgatesi hanno motivo di rendere ogni atto di riconoscente gratitudine.
LA CHIESA DI SAN GIULIANO –
È una chiesa campestre situata sulla via per Palosco e descritta, in passato, dalla forma quadrata divisa
in mezzo da un'arcata con soffitto a travi e tavole di legno. Fin dall'antichità è citata come oratorio di
san Giuliano ai campi, o in campagna: «piccola, disadorna e aperta, con un altare posto sotto una piccola
volta dipinta», così la vide il visitatore di san Carlo nel 1575.
In effetti si tratta di una chiesetta la cui origine risale al '300, con affreschi di ottima fattura
eseguiti da pittore ignoto ma di notevole valore.
Nella descrizione del '500 tali affreschi non furono menzionati perché in quell'epoca già non
potevano più essere né osservati e tanto meno ammirati,
infatti l'oratorio fu utilizzato nel corso della
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terribile peste del 1447 come lazzaretto per le donne colpite dal terribile morbo
e pertanto, a scopo di disinfezione, secondo l'uso del tempo, le pareti furono coperte con
strati di calce, mettendo così un rude intonaco sopra i meravigliosi affreschi. Grave spregio
per l'arte, ma unica speranza di sopravvivenza per le persone.
Nel terreno adiacente trovarono sepoltura le donne che non riuscirono, e sembra che fossero molte,
a vincere la virulenza del male.
Aveva, da tempo immemorabile, come dotazione, una pezza di terra di cinque pertiche, denominata
terra di san Giuliano, il cui reddito serviva alla sua conservazione mediante piccole riparazioni,
alla celebrazione della festa in onore del Santo, ecc.
Nel 1530 l'arciprete di Telgate vescovo Defendente Vavassori unì tale rendita al chiericato (canonicato)
goduto dal vicario episcopale di Bergamo, e così l'oratorio si dovette reggere sulle sole offerte dei devoti.
Nel 1703 il vescovo Luigi Ruzini trovò la chiesetta abbellita dai primi ornamenti: un quadro a tavola
dipinta posta sopra l'altare raffigurante l'immagine della Beata vergine Maria, san Giuliano martire e
sant'Antonio di Padova; il tetto da poco riparato e sormontato da un piccolo campanile con una sola campana.
Nel 1716 si apprende dell'amministrazione tenuta da due deputati e dell'obbligo di celebrarvi uffici
con Messa cantata tre volte all'anno, oltre a messe private.
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