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Uno scontro tra cavalieri guelfi e ghibellini.
Questi ultimi sono riconoscibili per l'insegna imperiale dell'aquila.
A portare nuovo ferro e fuoco intervenne da Milano anche Bernabò Visconti, (luglio 1362) che «incrudelì contro i Guelfi, e ne fece parte impiccare, parte abbruciare, uomini e donne. Continuò ad aggravare i beni delle Chiese senza alcun timore di Dio. Mosse pien di superbia esorbitanti pretese contro la Corte Pontificia. Anche nell'anno 1363 dava Bernabò ad ogni Ghibellino piena balia di uccidere qualunque Guelfo, e di abbruciargli le case, dal che seguivano infiniti omicidi, estorsioni, tirannie ed incendi de' più crudeli, che mai sieno stati, durando più di un anno i progressi di tali barbarie» (Lupo).
In seguito anche i Guelfi presero le loro rivincite, per essere poi di nuovo sopraffatti e indi tornare alla riscossa, in un alternarsi di rivincite e insuccessi in una trama indescrivibile per complessità, durata e gravità di rovine e lutti.
In questo periodo tennero corte in Telgate i componenti dell'antica e nobile famiglia dei Vavassori, divenuti signori del castello, ai quali subentrarono nel 1387 i nobili Marenzi che compirono anche lavori di consolidamento e di ristrutturazione all'intera opera di fortificazione, convertendo parte dell'antico castello in signorile abitazione.
Quella dei Marenzi era una ricchissima e potente famiglia con proprietà anche a Sarnico, Tagliuno, Cividino e molte altre località della bergamasca.
Erano trascorsi appena sei anni, da quando furono ultimati i lavori di ammodernamento che i Marenzi avevano operato nel loro castello e residenza, che tutta Telgate
corse un nuovo gravissimo pericolo; le lotte di fazione si svolsero nel suo circondario accanite come non mai e il risultato fu che nel 1393 Tagliuno e Grumello vennero distrutti dal fuoco avversario e completamente rovinati.
Telgate, parteggiante per i Ghibellini, (Arrighino Marenzi in un manoscritto del 1395 è citato come capo ghibellino) nel maggio 1407 subì l'occupazione di Pandolfo Malatesta e di suo fratello Carlo, signore di Rimini, che conquistarono pure i territori di Tagliuno, Grumello, Chiuduno e le torri di Gorlago, aprendosi così la via per giungere al dominio di Bergamo e dell'intera provincia.
Le genti dei Malatesta non furono certo tolleranti, anzi, si legge che anche in Telgate commisero orrori inauditi. Naturalmente i nobili Venturino Marenzi e i fratelli furono costretti a cedere ogni potere sul castello e le relative competenze. Tuttavia, il 4 marzo 1483 i fratelli Cristoforo e Orlando Marenzi riuscirono a liberare il castello occupato dal contestabile di Milano e a passarlo al Gonzaga, generale della Repubblica veneta. L'operazione fu possibile, grazie a uno stratagemma escogitato dai Marenzi, però purtroppo gli antichi scrittori che riferiscono il fatto non spiegano i particolari dell'astuto accorgimento.
Il 20 maggio 1440 i fratelli Marenzi Venturino, Bertolino, Cristoforo, Rolandino, Marenzo e Baldino furono reintegrati nel pieno possesso delle loro proprietà e, successivamente con il consolidamento della dominazione di Venezia, trovarono sostegno e appoggio all'affermarsi della loro consistenza economica.
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