«metu belli civili», cioè per la paura delle lotte civili, che infuriavano terribili nella zona e nel paese, tanto violente che causarono anche la distruzione della casa dell'arciprete e dei canonici, e persino danni all'edificio della chiesa. (Vedasi più avanti il capitolo: «Lotte di fazione: Guelfi e Ghibellini»).
L'arciprete Viviano morì in conseguenza di simili tragici eventi. Per la nomina del successore si unirono i canonici di essa chiesa (Telgate), i rettori e gli altri chierici della pieve, e furono i preti Giovanni e Gregorio di Tagliuno, Alberto di Terzo e Aidino di Grumello Canonici, Pellegrino della Crotta, e Matteo de' Longhi contendenti fra loro sopra un canonicato della stessa Chiesa, don Terano di Terzi priore del Monastero di san Paolo d'Argon, Simone Chierico della Chiesa de' ss. Michele e Alessandro di Trescore, Teutaldo Rettore e Pellegrino della Crotta chierico di santa Maria di Chiuduno, Gerardo Rettore, Lanfranco de' Supelegi, Lanfranco detto Cicala, e Ardicio de' Bonghi Chierici de' ss. Maria, e Martino di Bolgare, Pietro Rettore e Gandino di Gandino Chierico di ss. Siro e Trinità di Grumello, Lamberto di Rivola Ch. di s. Andrea di Gorlago, Pergamino Rettore e Matteo di Niardo Ch. di s. Stefano, Pietro Rettore Vaschino de' Suardi, e Bonino de' Domicioli Ch. di s. Giorgio di Zandobbio, Collione e Zambone de' Carpioni Ch. di s. Felice di Gorlago, Mariano de' Mutti Rettore e Martino de' Mutti Ch. di s. Pancrazio di Gorlago, Roggerio Rettore e Albertino di Castello Ch. di s. Pancrazio di Tresolzio di Gorlago, Raimondo de' Capitani Rettore e Raimondo de' Ficieni Ch. de' ss. Giorgio di Lantro e di Chu, e Antolino di Monticello Chiese, che fanno un sol corpo, Pietro Lanfranco Rettore e Pietro di Cenate Ch. di S. Martino di Cenate, Lanfranco e Gerardino de' Calegari beneficiati di s. Gio. di Cantono di Trescore, Salvino degli Alessandri Ch. di s. Nazario di Cenate, Gio. Rettore e Gio. di Chignolo Ch. di s. Pietro di Trescore, Guido Rettore e Pietro de' Ta, Credi Ch. di s. Cassiano di Trescore, Ubertino Ch. della stessa Chiesa, Lanfranco de' Zucchi e Lanfranco del Pozzo Ch. di s. Stefano di Trescore, Todesco della Torre, Benedetto di Vertova e Lanfranco del Bianco Ch. di s. Maria di Niardo. Eranvi inoltre le procure di Gisalberto altro chierico di s. Giorgio di Landro e di Chu, di Zilio Rettore di s. Michele ed Alessandro di Trescore, di Pinzon di Gorlago Ch. di s. Andrea di Gorlago, dell'Abbadessa, e delle monache del Monastero di s. Pancrazio di Trescore. Quindi invocata dal canonico Terzi l'assistenza dello Spirito Santo passarono all'elezione dell'arciprete.


Il restante della pergamena essendo quasi tutto corroso, non si può comprendere chi sia stato eletto. Da essa impariamo quali fossero le chiese allora soggette alla pieve di Telgate, delle quali molte ora più non esistono.
La forma rigida di vita comune durò per i canonici di Telgate fino all'anno 1308, anno in cui il vescovo Giovanni di Scanzo intervenne direttamente per effettuare una riforma di tale canonica, tacciata di cattiva amministrazione dei beni comuni, specie per quanto si riferiva alla divisione dei frutti delle prebende, decime e spettanze varie, origine di contese e contrasti tra i singoli canonici e lo stesso arciprete. La riforma dei rapporti economici tra l'arciprete Pazio e i Canonici portò alla seguente suddivisione di terreni in godimento: all'arciprete furono assegnati 13 appezzamenti, al primo canonico 18, al secondo 24, al terzo 18, al quarto 17 e al quinto 15. (15 maggio 1308 - Dalla stampa Comunità di Telgate, anno 1780 circa).
La collegiata continuò ad esistere ma con vita sempre più incerta; a poco a poco i vari canonici rimasero lontani dal paese e, soprattutto dopo la distruzione della casa canonicale, elusero l'obbligo della residenza pur continuando a percepire i frutti dei rispettivi benefici.
Un verbale degli atti della visita di san Carlo Borromeo elenca i canonici di Telgate in carica nell'anno 1575 e la composizione della collegiata.

«Arciprete: prevosto Pietro Maria de Perachis, residente.
Can. d. Pietro Marco de Corvinis, dottore in utroque iure, vicario vescovile di Bergamo, non residente.
Can. d. Simone Brambilla, non residente.
Can. d.Prospero de A ugustis, parente del card. Albani, non residente.
Can. d. Viviano Zambelli, non residente.
Can. d. Giovanni Antonio Galasino, non residente.
Custode Gerolamo Vavassori,residente».


Per favorire il ripristino della residenza il Visitatore del cardinale Borromeo impose di riedificare e ampliare le sedi canonicali distrutte, utilizzando uno spazio di terreno messo a disposizione spontaneamente e gratuitamente da don Ventura Marenzi, ma purtroppo non se ne fece nulla.
La collegiata così alla meno peggio si trascinò fin oltre il 1600, poi fu sciolta d'autorità e i benefici relativi furono divisi tra l'arciprete, la parrocchia di san Pellegrino, povera e senza reddito (10 marzo 1773) e successivamente il vicariato di san Michele all'Arco in Bergamo, sprovvisto di consistenza patrimoniale.
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