Antiche stampe riproducenti l’amministrazione dei tre sacramenti:
battesimo cresima e pubblica penitenza che erano le prerogative peculiari
delle primitive chiese battesimali.
In esse si legge: Ego te baptizo (= io ti battezzo); Signaculum Domini Sancti Spiritus
(= segno dello Spirito Santo); Misereat tui Deus et dimittat peccata tua
(= Dio abbia pietà di te e perdoni i tuoi peccati).
Sorsero le pievi rurali, mentre la città con i sobborghi e le campagne vicine, fino a quattro miglia circa di distanza dal capoluogo, conservavano il nome di «pieve urbana».
Tali «pievi rurali» ebbero poi il nome di «plebane» (da plebs), in quanto formandosi intorno ai primi edifici sacri costruiti in punti di convegno del popolo o presso incroci di importanti strade e in località di ritrovo per ragioni di mercato o di scambi commerciali, potevano accogliere fedeli alla sacre funzioni, mantenendo inoltre, accanto alla chiesa, la presenza fissa di un sacerdote che potesse esercitare la cura d'anime delle famiglie di una circoscritta plaga: nacquero in tal modo gli iniziali nuclei delle parrocchie.
Così si esprime il canonico e storico Lupo:
«Sin dal sesto secolo le diocesi tutte di qualunque città d'Italia divise erano in tante pievi, ossia Chiese battesimali come diceansi qua e là sparse e ben distanti l'una dall'altra, e fra queste era distribuita tutta l'estensione della Diocesi e fissati a ciascuna i confini che religiosamente serbare si doveano».
Alle chiese battesimali erano soggette tutte le altre chiese minori che esistevano nel territorio assegnato alle pievi, come tutte queste dipendevano dalla cattedrale.
Solo nelle chiese battesimali si amministrava il solenne battesimo, si tenevano le legittime adunanze del popolo nei giorni festivi e si celebravano le altre principali funzioni religiose.
I preti che presiedevano alle chiese plebane furono chiamati arcipreti, mentre quelli che erano assegnati alle chiese minori furono detti cappellani; questi erano soggetti ai rispettivi arcipreti e potevano esercitare solo quelle funzioni che o la necessità richiedeva o che dall'arciprete venivano loro affidate. In quest'ambito di giurisdizione e organizzazione ecclesiale assunse un'importanza particolare la chiesa, la pieve, l'arciprete e quindi lo stesso paese di Telgate.
Luigi Angelini scrive: «Forse prima fra le pievi bergamasche è da giudicarsi quella sorta nel piccolo centro di Telgate, anche perché si era formata lungo la via romana, segnata anche nella Tabula Peutingeriana. Altre si susseguirono in breve tempo a sud della città verso la pianura: a Ghisalba, a Fornovo,
indice di:    «Telgate e il suo santo Crocifisso»           pagina precedente   pagina successiva                      pag. 16