Tra le varie notizie portate alla stazione un giorno vi fu quella che avrebbe segnato il sorgere di una nuova cultura e civiltà: quella Cristiana.
Le strade romane, dalle grandi consolari alle più piccole militari, furono il veicolo più efficace per la diffusione della grande novità: Cristo crocifisso e risorto.
Il Cristianesimo, affacciatosi dapprima a modo di notizia, accolto poi da alcuni con favore, estesosi in ulteriore approfondimento di conoscenza, penetrò gradualmente fino a dare inizio a una nuova concezione di vita e comportamento morale.
La catechesi di Pietro e Paolo in Roma e la testimonianza dei primi martiri fu presto veicolata sulla lunga rete delle strade romane, fino a coinvolgere la totalità dell'Impero.
Studi storici hanno confermato che il Cristianesimo era presente nella bergamasca prima dell'anno 300. Resta comunque certo che già nei primi anni dopo il 300 Bergamo fosse sede di diocesi, a cui certamente doveva far capo anche la comunità cristiana di Telgate.
Una comunità inizialmente non numerosa, perché nelle campagne le resistenze alla novità religiosa non furono poche, a causa del perdurare della mentalità gallica che non ancora aveva completamente accolto nemmeno la cultura romana, tuttavia una comunità robusta e convinta perché offrì presto un motivo di chiara testimonianza mediante i suoi martiri.
Per qualche lettore ciò potrà sembrare forse esagerazione, invece in più di una relazione dell'archivio vescovile si fa chiaro riferimento a martiri di Telgate, come risulta anche da iscrizioni incise su lapidi collocate a Brescia presso il pozzo di santa Afra.
In tali relazioni si riferisce pure un'antica tradizione che attribuisce a sant'Apollinare (discepolo di san Pietro) la fondazione della prima comunità o chiesa di Telgate. È vero che la nostra località non era completamente isolata dalla città di Ravenna in cui sant'Apollinare fungeva da vescovo, perché la strada romana per Aquileia ad un certo punto si intersecava con quella che scendeva lungo la penisola seguendo la dorsale adriatica, ma la tradizione non può essere tranquillamente sostenuta. D'altra parte anche la fondazione della chiesa di Bergamo veniva attribuita a san Barnaba apostolo che, fondata la primitiva chiesa di Milano, avrebbe nominato il primo vescovo a Bergamo e a Brescia.
La spiegazione di tali illustri attribuzioni è forse da ricercare nel desiderio dei nostri antenati di dar lustro e prestigio alle proprie chiese locali, presentandole come derivazioni dirette di azioni pastorali di santi vescovi strettamente legati alla persona o alla predicazione degli Apostoli; ammirevole ambizione, ma che sa di campanilismo ancor prima che campane e campanili fossero stati inventati e eretti.

LA CHIESA BATTESIMALE:
FORSE LA PRIMA DI TUTTA LA BERGAMASCA
Nella bergamasca, fin dai primi secoli del cristianesimo, il battesimo veniva amministrato in una sola chiesa: la Basilica Alessandrina, sorta, in conformità al decreto dell'Imperatore Costantino per il riconoscimento della nuova religione, intorno al 330 - 340 sul terreno ove santa Grata, patrizia romana in Bergamo, ebbe a inumare la salma del martire Alessandro. La chiesa, di architettura paleo-cristiana ampliata poi ai tempi del vescovo Adalberto nel secolo X, venne distrutta nel 1561, quando la Repubblica Veneta eresse la grande opera difensiva delle mura cittadine.
Per non poco tempo questa fu l'unica chiesa parrocchiale per la città e la provincia e ad essa convenivano per il battesimo tutti i neofiti che abbracciavano la nuova fede.
Il territorio bergamasco era già allora molto
vasto (lo storico Ughetti autore de L'Italia sacra lo definisce «amplissimo») e le conversioni aumentavano sempre più, specie da quando i Longobardi, soprattutto per opera del vescovo Giovanni, da ariani che erano aderirono alla fede cattolica.
Col tempo, aumentando specialmente nelle campagne il numero dei fedeli, si cominciò a sentire il bisogno di dotare di nuove chiese soprattutto le plaghe lontane dal capoluogo.
Già una chiesa esterna alla città era stata eretta, sulla fine del VI secolo, dal re longobardo Autari nel territorio della sua corte a Fara d'Adda (citata come Ecclesia Authareni), cui seguirà la costruzione della chiesa di san Vincenzo (ove ora sorge il duomo o cattedrale), ma verso l'anno 1000 fu tutto un fiorire di iniziative anche edilizie per dotare le varie comunità di opportuni luoghi di culto.
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