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L'antica e rustica casa arcipretale prima della necessaria ristrutturazione.


baluardo contro ogni superficialità del convulso vivere moderno.
II settore strettamente pastorale è certamente quello maggiormente gratificante per un sacerdote, ma purtroppo non resta l'unico in cui riversare le energie; si verificano talvolta condizioni contingenti che costringono a doversi interessare anche di aspetti e problemi strutturali, con onerosi conseguenti risvolti di ordine economico-amministrativo.
Sotto questo profilo, come i suoi predecessori d'altronde, l'arciprete don Rizzi non ha mai potuto godere sonni tranquilli.
Le prime spese straordinarie ebbero per destinazione la chiesa parrocchiale.
Nel mese di luglio del 1973 si provvide a posare il nuovo pavimento della chiesa.
Riportiamo dal «Bollettino parrocchiale:»

«Che la cosa fosse più che necessaria e matura è stato provato da diversi fatti.
Già c'era l'idea coltivata da Mons. Biennati.
Ne è venuta conferma con la chiara e frequente espressione sentita dalla bocca della gente di qualsiasi età: «era una cosa da farsi ce n'era veramente bisogno; il vecchio pavimento era ormai finito».
Ma la conferma più eloquente ed incoraggiante è venuta la mattina del sabato 7 luglio, quando si è incominciato a togliere il pavimento vecchio:
in pochi momenti la nostra chiesa era trasformata in un cantiere di lavoro, uomini, giovani e ragazzi, armati di picconi, badili e carriole, nel giro di quattro ore, dalle 8 alle 12, avevano già portato fuori chiesa tutto il materiale del vecchio pavimento. Nel pomeriggio, ai volontari del mattino, se ne sono aggiunti molti altri e si è proceduto al lavoro di sterramento per venti centimetri. Il mattino seguente, sempre per mano di numerosi volontari, è stato fatto il fondo di sabbia e ghiaia per preparare il basamento alla caldana.
Quindi si è lasciato la mano agli esperti.
Si è proceduto alla posa del circuito di corrente elettrica, idea di sicura utilità futura, per qualsiasi bisogno in qualsiasi punto della chiesa. L'impresa edile Fratelli Finazzi ha fatto la «caldana» in cemento con ottimo rinforzo di rete metallica per garantire la stabilità.
Quindi sono entrati in campo i posatori del marmo, seguiti poi dai levigatori.
11 progetto è stato curato dal Rev.do Arch. Don Giuseppe Gusmini e approvato dall'Ufficio di arte sacra della Curia Vescovile.
Sono state poste lastre di marmo della misura di 50 per 50 e dello spessore di due centimetri; tutto il grande rettangolo è stato fatto con marmo arabescato grigio circondato da una fascia di nuvolato della Valle Brembana.
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