L’ Anniversario della Liberazione 25 Aprile 2020
Oltre alle chiese ed ai luoghi di culto, chiusi per cerimonie e processioni, anche scuole, luoghi di ritrovo come bar ristoranti hanno subito una battuta d’arresto di incalcolabili effetti sia economici che sociali. La Settimana Santa e la precedente Quaresima, vissute solamente attraverso comuni media televisivi, sono state le uniche occasioni per condivivere almeno spiritualmente il nostro essere Chiesa. L’avvenimento a Telgate si è limitato alla posa delle corone ai monumenti da parte di una delegazione della Protezione Civile. In realtà era programmata una cerimonia importante che era stata preparata per l’occasione: la consegna, o meglio l’affido alla Municipalità nella persona del Sindaco, della Bandiera della locale Associazione Combattenti & Reduci, dopo cento anni dalla sua fondazione. Il gesto non rappresenta la fine di questo glorioso sodalizio, per via dell’estinzione di tutti gli aderenti che lo hanno frequentato e vissuto negli scorsi decenni. In particolare la dedizione che da sempre vedeva coinvolte nelle ricorrenze le scolaresche e le associazioni d’arma e quelle civili del nostro paese. Questo appuntamento è stato rimandato e si auspica lo si possa celebrare in tempi migliori con grande solennità e partecipazione. Ci corre l’obbligo, comunque, di scrivere qualche pensiero sul sodalizio che ha tenuto sempre in alto la memoria delle due celebrazioni annuali: il 4 novembre e il 25 aprile, sembrandoci con questo contributo a rinnovare sia la memoria che gli omaggi dovuti a presidenti e ai membri dell’Associazione. L’Associazione dei Combattenti e Reduci fu fondata nel 1919 dai reduci della Grande Guerra. L’idea nasceva a Milano, il 17 aprile del 1917, durante un’assemblea dei mutilati di guerra nei locali della Lega Antitedesca. L’assemblea, presieduta dai reduci Ettore Ferrari e Virginio Galbiati, sosteneva la necessità di costituire un’associazione diretta a tutelare i diritti degli ex combattenti rimasti feriti durante gli scontri. L’assemblea ha immediatamente incontrato l’adesione degli ufficiali reduci dal fronte. L’incontro successivo, tenutosi il 29 aprile 1917, sancì la nascita dell’A.N.M.I.G., e in quella data furono fissate le finalità e lo Statuto dell’Associazione. Più di un autore fissa la data della nascita dell’A.N.C. al 4 novembre 1918, riferendosi alla paternità dell’iniziativa assunta dall’Associazione Mutilati ed Invalidi di Guerra, che tra l’altro mise a disposizione anche le proprie strutture organizzative per l’inquadramento dei Combattenti in una propria Associazione. Ma soltanto il 18 febbraio 1919, si diede vita ad una sezione autonoma Combattenti, con finalità di carattere nazionale (anche se una Sezione Combattenti, promossa e voluta dalla sezione locale dell’ A.N.M.I.G, era già sorta a Parma nel ’18). In poco tempo, in molte parti d’Italia, si assistette alla formazione di numerose Sezioni che raccolsero un elevatissimo numero di aderenti. Gli associati si raccoglievano attorno ad un programma che aveva in parte carattere rivendicativo, ma che tendeva soprattutto a far ottenere all’Associazione un peso politico e sociale nella vita nazionale. Nel primo statuto associativo, stilato ed approvato nel 1919, veniva proclamata “l’assoluta indipendenza dell’A.N.C. da ogni e qualunque partito politico, pur non rinunciando l’Associazione ad assicurare il concorso dei combattenti all’azione politica e sociale, facendo propria la causa e gli interessi di tutto il popolo d’Italia.” Gli ex combattenti rivendicavano nell’ambito della collettività un’adeguata considerazione, non soltanto per Mussolini pensava che così, nonostante alcune resistenze antifasciste in seno all’A.N.C., avrebbe raggiunto lo scopo di ottenere piena e leale collaborazione politica da parte degli ex combattenti. Ciò non avvenne perché, nel giugno dello stesso anno, veniva assassinato da parte di una banda fascista Giacomo Matteotti. Una tempesta politica scosse il Paese e la stampa combattentistica fu unanime nel deplorare il delitto. Poco più di un mese dopo quel fatto di sangue, si arrivò al Congresso di Assisi. Sin dall’inizio dei lavori dell’Assemblea si era subito notata un’atmosfera di ostilità al fascismo. Dopo le prese di posizioni di una maggioranza contraria alla collaborazione con il nuovo regime, e di una minoranza di chiara marca fascista che tendeva a ricucire lo strappo, si profilava una spaccatura tra i delegati, e questo lo si voleva comunque evitare. Alla fine si riuscì a raggiungere un accordo che condizionava il rinnovato appoggio al governo al ristabilimento della legalità e della piena sovranità dello Stato. Nonostante il compromesso, la spaccatura si allargò sempre più. L’A.N.C., nell’autunno del 1924, si rifiutò di partecipare alle celebrazioni della marcia su Roma. Inoltre, in occasione delle manifestazioni del 4 novembre i cortei patriottici furono, in molte località, aggrediti dalle squadre fasciste.In tale clima l’autonomia e l’indipendenza dell’A.N.C. erano segnati. Infatti, nel marzo del 1925, gli organi centrali nominati ad Assisi, vennero sostituiti da un triumvirato di nomina governativa. Mussolini si avvalse dei poteri di controllo sull’Associazione che gli erano stati conferiti dal decreto del 24 giugno 1923, e sciolse il Comitato nazionale sull’A.N.C., affidando Federazioni e Sezioni a commissari fascisti. Secondo dopoguerra Dopo la Seconda guerra mondiale, una situazione analoga a quella del primo dopoguerra (1919 - 1920), aggravata dalla pesante sconfitta militare subita dall’Italia, tornò a verificarsi per la gran massa di disoccupati e per i licenziati delle industrie (gennaio - febbraio 1946). Al malcontento della popolazione si aggiunse quello di reduci ed ex partigiani. Ci fu inoltre poca disponibilità degli ex combattenti e dei reduci verso i partiti in genere e verso una loro volontà di coagulo attorno ad un progetto politico, come era avvenuto nel 1919. In tale contesto, anche dopo la fusione con l’Associazione Nazionale Reduci della Prigionia (composta da quei militari che erano reduci dal fronte senza aver preso parte ad eventi bellici, o che erano stati fatti prigionieri dopo le vicende dell’8 settembre 1943), l’A.N.C., assumeva un carattere prettamente assistenziale, non trascurando peraltro di prodigare tutte le sue energie per ottenere dalle autorità governative gli aiuti e le provvidenze anche di natura legislativa per consentire ai reduci di guerra e della prigionia il reinserimento nella vita della Nazione. Nell’ottobre del 1946 venne modificato il nuovo Statuto dell’A.N.C., e a Salerno, durante il congresso del 1947, venne approvata la nascita dell’A.N.C.R., Associazione Nazionale Combattenti e Reduci. Questi settantacinque anni, che rappresentano la vita e la storia dell’A.N.C.R., sono anche la storia di due generazioni attraverso un secolo. Gli uomini di queste due generazioni appaiono, sotto il profilo storico, diversi per cultura ed educazione, ma uniti dalla drammatica esperienza della guerra. L’Associazione nata a Salerno è un organismo che si propone di: promuovere il culto della Patria, dei Caduti e della loro memoria; la difesa dei valori morali e delle istituzioni democratiche; l’affermazione della giustizia e del mantenimento della pace tra i popoli; la partecipazione alla soluzione dei problemi sociali del Paese; il riconoscimento dei diritti dei combattenti, la difesa dei diritti da essi acquisiti e l’assistenza ai propri associati per superare le difficoltà della vita. L’Associazione, sin dalle sue origini, si impegna a richiamare il governo all’osservanza dei contenuti dell’ordinamento statuale della Nazione, e a concorrere in maniera determinante alla soluzione di delicati problemi sociali. Un impegno che l’Associazione porta ancora avanti, per permettere il reinserimento nella vita sociale degli ex combattenti e per garantire il giusto risarcimento a chi ha patito danni fisici durante gli scontri, ma anche per coloro che, come le vedove e gli orfani di guerra, durante la guerra hanno perso i propri cari. 3 Luglio 1966 a Sacrario per i Caduti di tutte le guerre. La sezione di Telgate dell’Associazione Combattenti, nel secondo dopoguerra, si trovò inaspettatamente di fronte ad una diatriba che si protrasse per altre 30 anni nel panorama sociale e civile del nostro paese. Un primo decisivo passo fu l’assegnazione di una licenza di bar e mescita all’Associazione dei Reduci dalla prigionia che si affrettò a costruire un nuovissimo locale in via Arici per i propri soci. Questo locale prese la denominazione “Al Piave” a ricordo ed onore dei “Veci combattenti”. Le due associazioni trovarono un punto d’incontro nel 1966, allorché Il Comune decise di dedicare la chiesetta di San Rocco al Cimitero come sacrario ai Caduti di tutte le Guerre.
Nell’interno della chiesetta sono visibili le due grandi lapidi che raccolgono i nomi dei Caduti di tutte le guerre. Ma quando si risolse questo strano dissidio? La domanda è più che lecita. Fu quindi ovvio nei primi anni 80 fondere insieme le due associazioni con atto ufficiale del sindaco di quel periodo Sig. Bertoli Angelo che unificò le due associazioni. Il nuovo sodalizio, denominato Associazione Nazionale Combattenti & Reduci, volle conservare nello stemma i due simboli di appartenenza (vedi sopra) a ricordo dei propri soci defunti. Doveroso quindi ricordare i Presidenti dell’Associazione di Telgate. Partendo a ritroso troviamo il Gr. Uff. Sig. Ronchis Vittorio attualmente in carica che ha retto il sodalizio a partire dal 2012. Prima di lui il Sig. Chinelli Mario dal 1996 al 2012, ancora Il Sig. Mosca Silvio dal 1982 al 1996 e prima di lui Brevi Carlo e il già citato Fibbiati Quirino. Diversamente invece desideriamo ringraziare a nome e per conto della nostra Comunità la Sig.ra Boni Maria che è restata per 40 anni la magnifica Segretaria dell’Associazione Combattenti & Reduci tenendo i registri e la contabilità del sodalizio per tutti questi anni, senza la quale non sarebbe stato possibile ricostruire la Storia di questo antico Corpo sociale del nostro paese. Nella foto sono ritratti L’arciprete di Telgate Mons. Pietro Biennati Cappellano militare col grado di Sergente di Sanità che prese parte al primo conflitto mondiale, Il sindaco di Telgate geom. Luigi Finazzi con a fianco il Serg. Maggiore Ronchis Mario, a sinistra il presidente della Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia Sig. Quirino Fibbiati e a destra il sig. Ezio Foppa Pedretti Presidente della scuola materna di Telgate. L’associazione di Telgate si adoperò fin da subito alla costruzione del Monumento ai caduti o Lapide commemorativa, come da disposizione governativa emanata dopo il 4 novembre 1920. In quella data fu organizzato anche la grandiosa cerimonia di tumulazione del Milite Ignoto nel sacello all’Altare della Patria a Roma. L’avvenimento, notevole di per se, volle stringere tutta la nazione in uno straordinario abbraccio a ringraziamento e alla memoria degli oltre 600 mila caduti e dell’oltre milione di mutilati ed invalidi che la guerra aveva comportato. Il Monumento di Telgate ai Caduti venne ultimato nel 1926 e se ne è dato ampio spazio nell’ultimo libro editato dalla Tuttavia l’Associazione non poté esimersi dallo sforzo di tenersi fuori dalla montante ideologia fascista che andava, a quel tempo, permeando tutti i settori della vita civile, politica, e pubblica. Il suo inquadramento nelle idee del nuovo regime dittatoriale fu inesorabile e progressivo al punto che si adeguarono totalmente alle direttive emanate negli anni che seguirono. La presenza dei componenti della intera Associazione Combattenti era fondamentale nelle manifestazioni locali che andavano sempre più imponendosi in tutta Italia, come ad esempio il Sabato-Fascista. Esso consisteva in una grande adunata davanti al Monumento ai Caduti alla presenza del Podestà e la partecipazione di tutte le componenti sociali con gagliardetti, bandiere ed altri ameniccoli di cui si fregiavano i fanciulli (figli della Lupa); adolescenti (Balilla) i giovani minori (Avanguardisti); e tutti gli adulti in
sfilano in corteo lungo la piazza V. Veneto Il comando era situato nelle adiacenze del palazzo Ferrari (ora Oratorio maschile). Il casermaggio della truppa nel caseggiato di Belotti Rosolino (ora albergo/ristorante Leone d’oro), i ricoveri dei prigionieri adibiti ai lavori campestri, nella ex fabbrica Bertoncini di via Cesare Battisti. Le masserie e le stalle dei cavalli, nelle adiacenze della corte dei Foppa Pedretti. La vita pubblica ridotta a zero e con una grande presenza di sfollati da Milano per i numerosi bombardamenti, ospitati da parenti e affini disseminati in ogni dove. I drammatici fatti e episodi di questi mesi che precedettero la Liberazione, sono minuziosamente riportati nel diario parrocchiale o “Chronicon ” che Mons. Pietro Biennati, arciprete di Telgate dal 1943 al 1971 cominciò a tenere a futura memoria. La bara del Caduto Giovanni Bonassi rimpatriata dalla Grecia con gli onori militari Il corteo lungo il viale del cimitero. La fine del conflitto mondiale rallentò notevolmente l’attività del sodalizio che ebbe una soprassalto di vivacità e di onore con i Reduci della prigionia che, come tanti incontrarono una vera e propria forma discriminatoria; colpevoli solo di aver fatto il proprio dovere. Questo argomento è ancora al giorno d’oggi arduo e difficile da discutere. Tuttavia, come avvenne nel primo dopoguerra, i Reduci chiesero di portare in processione il nostro Santo Crocifisso. Non mancarono di rendere la loro Associazione attiva e solerte nel rendere onore e omaggio ai loro compagni caduti o dispersi incidendo i nomi sul Monumento.
(Le foto sono state gentilmente fornite dalla Famiglia Alzate e dalla sig.ra Finazzi Maria). L’intera sequenza delle foto è visibile sul sito web della parrocchia di Telgate al seguente link:
http://www.parrocchiatelgate.org/rubriche/SalmeCaduti/caduti.htm
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