Due delle 58 mappe disegnate nel 1777 dal
pubblico agrimensore Giambattista Beretta
per documentare i beni della chiesa e delle cappellanie
di Telgate. Ogni mappa indica ubicazione, confini e dimensioni dei terreni con le misure in uso in quell'epoca: pertiche, tanche, piedi e oncie.


LA CHIESA DI SAN FAUSTINO -
Sorgeva nelle campagne a nord-ovest del paese, verso la Passerera. Confusa da alcuni scrittori con la chiesa di san Michele; citando impropriamente la visita di san Carlo, che non nomina neppure san Michele, mentre al contrario offre una sufficiente descrizione della chiesa di san Faustino. Vi si legge: «Chiesa campestre di S. Faustino, scoperta, senza porte e completamente abbandonata. Ha un altare ma non vi si celebra mai. Ha annesse cinque pertiche di terra unite al chiericato goduto dal prete Prospero de Augustis» (della famiglia dei nobili Agosti di Telgate). Per decreto si ordinò che entro un mese dalla visita fosse abbattuta dalle fondamenta, che sul luogo della sua esistenza venisse eretta una croce in ricordo, e che i materiali di ricupero e il terreno di fondo fossero applicati alla canonica di Telgate.
Sicuramente si trattava di un'antichissima costruzione eretta in aperta campagna a scopo devozionale da qualche ricco possidente medioevale (forse i conti Agosti), i cui posteri non curarono con sufficiente attenzione e che la stessa parrocchia non apprezzò con interesse data la distanza dal centro abitato.
L'ORATORIO DI SAN PIETRO
IN VALICO–

Sorgeva tra la strada nuova per Palazzolo e la vecchia strada che saliva al roccolo; è detto in Valico appunto perché situato presso la Cima Roccolo.
San Pietro in Valico è stato spesso ed erroneamente identificato con l'attuale oratorio della «Madonna di S. Pietro» che si trova presso il cimitero di Palazzolo, lungo la strada per Telgate. La chiesetta di san Pietro in Valico sorgeva invece più ad occidente, alle porte di Telgate, nel luogo detto ancora oggi «Prato di san Pietro».
L'oratorio è passato alla storia per la pace che vi venne firmata tra bergamaschi e bresciani il 9 agosto 1198... «in prato Sancti Petri in Valico sub quadam nuce...» (F. Odorici: Codex Diplomaticus Brixiensis, Brescia 1855).
Venne descritta nel 1575 come campestre, piccola, aperta e rustica, avente un altare ma su cui non si celebrava mai la Messa. Aveva in dotazione alcune rendite di beni alla cui amministrazione provvedeva la Scuola dei Disciplini.
Nelle mappe arrotolate e nei registri degli estimi (Sommarione) del comune di Telgate, conservati presso l'Archivio di Stato di Milano e risalenti ai primi decenni dell'800, compare un piccolo appezzamento quadrangolare indicato con il n. 193 di mappale, cui corrisponde il «Prato di san Pietro» di proprietà ecclesiastica.
La breve strada che immette oggi nel Prato di san Pietro è occupata da una boscaglia che nasconde abbondante materiale murario, accumulatovi dai contadini in seguito alla demolizione dalle fondamenta dell'antico oratorio. Vi si possono vedere anche pietre lavorate, pezzi di stipiti, mattoni e tegole.
La chiesetta aveva la facciata rivolta a occidente, come tutti gli edifici di culto medioevali. In questo luogo, a memoria dei più anziani abitanti di Telgate, si fermava la processione delle Rogazioni per invocare la protezione di san Pietro sul buon andamento dei lavori e dei raccolti agricoli.
L'oratorio era ancora in piedi nel 1672, essendo elencato nel «Sommario delle Chiese di Bergamo e Diocesi» di G.G. Marenzi.
Nel 1716 l'arciprete Bartolomeo Arici scrisse che in san Pietro in Valico non si celebravano mai funzioni perché troppo distante dall'abitato.
La sua scomparsa avvenne quindi nel corso nel '700 perché nei primi anni dell'800 era già dimenticata, tanto da essere confusa con la vicina «Madonna di san Pietro».
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