UNA MITRIA VESCOVILE PER GLI ARCIPRETI DI TELGATE

Nel '500 vi fu un vescovo, mons. Defendente Vavassori, originario di Telgate, che dovette lasciare la sua diocesi di Giustinianopoli (Capodistria) a seguito dell'invasione dei Turchi. Tornato in patria fu investito del beneficio arcipresbiterale di Telgate, divenendone così arciprete plebano.
Quando, il vescovo-arciprete venne a morire fu nominato il successore, di cui non si conosce con esattezza il nome (forse don Simone Brembilla). Questi, sembra solo per la gloria di Dio, pretendeva, se non proprio di mettersi in testa la mitria dorata del defunto vescovo, di poterla almeno guardare durante la celebrazione della Messa. Chiese pertanto il permesso di poter celebrare, anche solo nelle solennità, tenendo esposta la mitria su un tavolino accanto all'altare.
Da Roma la risposta si fece attendere, e il buon arciprete morì senza aver la soddisfazione d'aver ottenuto il sospirato privilegio. Ebbe però la fortuna di avere ottimi successori, i quali non lasciarono intentata nessuna via finché non arrivò il sospirato decreto, successivamente confermato dal card. Pietro Priuli in data 21 agosto 1715.
Il cronista del tempo non dice con quale e quanta maggior devozione fossero celebrate in seguito le Messe, dice solo che sul cartiglio frontale della chiesa fu posta una vistosa mitria in gesso, e naturalmente non ne mancò un’altra scolpita in legno, ancora oggi bene appariscente, sullo schienale del seggio arcipretale.
In sacristia si conserva un grande ritratto ad olio dell'arciprete Ignazio Bagioli che con atteggiamento ieratico, pur appoggiandosi alla Sacra Bibbia, ostenta soddisfatto la mitria lucente posta sul tavolo del suo lavoro.
Tale privilegio gli arcipreti di Telgate mantennero in uso e difesero con ardore fino all'inizio del nostro secolo, cioè almeno fino a quando non si trovarono altri motivi più importanti e gravi attorno ai quali impegnare il proprio zelo e la propria autorità.
Più che a vanagloria sembra piuttosto che al senso dell'autorità si debba attribuire la collocazione tanto vistosa di un'insegna episcopale. In tempi in cui la gente guardava al sacerdote come al ministro di Dio e al rappresentante ufficiale della chiesa, e gli riservava tributo di venerazione e rispetto non disgiunto da timore, un visibile segno di autorità poteva avere tutta una sua ragione di essere.





FOTOGRAFIA DI PAGINA 43 ritratto dell'arciprete Ignazio Bagioli.








FOTOGRAFIA DI PAGINA 43 particolare del seggio arcipretale con la mitria vescovile sostenuta da due putti.


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