Scena di battaglia in un disegno di Hans Holbein.
Nella mischia furiosa si distinguono le armi dell'epoca: alabarde, spadoni, spade e pugnali.
Un altro particolare del castello Marenzi.
|
Si venne a trattati di pace e i nostri cedettero alla chiesa di Brescia i castelli ragione
della contesa. La pace fu trattata e conclusa il 21 marzo 1156 tra la località di Mura e
Telgate, presso la chiesa di san Michele (appartenente a Telgate), in presenza di alte
personalità ecclesiastiche e civili che «si impressero
baci di pace e firmarono i patti con giuramento».
Ma questa pace non fu ferma. Poco dopo le due popolazioni furono nuovamente in contesa
per i castelli situati sulla sponda occidentale del Lago Sebino (probabilmente i medesimi di prima).
I bergamaschi «colto il tempo opportuno fecero una furiosa incursione su quelle terre e nuovamente le occupa
rono». Nel 1191 i bresciani indussero i conti di Calepio a cedere ad essi i castelli di Merlo,
Calepio e Sarnico. I bergamaschi chiesero aiuto ad altre popolazioni nemiche dei bresciani, e
così in poco tempo, tra Palosco e Telgate ove per otto giorni rimasero accampati, si
riunirono cremonesi, pavesi, lodigiani, parmensi, ferraresi, reggiani, bolognesi,
mantovani, veronesi, piacentini e modenesi.
Sembra incredibile che il possesso o la difesa di castelli avesse tanta forza di
mobilitazione. Non è difficile immaginare ciò che in Telgate dev'essere avvenuto in quei giorni.
In battaglia poi successe di tutto, paesi interi furono coinvolti in distruzioni,
saccheggi e rovine (Cividate, Romano, Cortenuova) e persino un ponte, costruito sul
fiume Oglio dai cremonesi per invadere
il territorio bresciano, «per la gran calca cadde all'improvviso e ne restò gran moltitudine affogata».
|