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Antica torre del castello Marenzi, con adiacenze rurali in via Torre,
come appariva prima dei recenti restauri e rifacimenti.
Per quanto riguarda Telgate basti ricordare che questo fu il periodo in cui vennero nominati arcipreti: il conte Oberto de' Cortinovis, Adelasio Bartolomeo e Lantelmo degli Adelasi, tutti appartenenti a potenti e nobili famiglie. In simile situazione non potevano che alternarsi tra castello e parrocchia posizioni anche tra loro contraddittorie, ispirate di volta in volta a diplomazia, compromesso, ragion di stato, minacce, prudenza, minor male, intransigenza, ecc. Tutta materia assai difficile da trattarsi. Gli anni «esplosivi» però per la vita dei castelli e di tutti gli abitanti furono quelli delle lotte tra i Guelfi e i Ghibellini e, per stare alla nostra narrazione, tra bergamaschi e bresciani.

LE LOTTE FRATRICIDE:
BERGAMASCHI CONTRO BRESCIANI
Il possesso di un castello significava il godimento di tanti privilegi che equivaleva a creare su un vasto territorio un dominio quasi assoluto, da ciò si deduce l'accanimento che i signori ponevano nella conquista e nelle difesa dei loro feudi. Una questione protrattasi per molti anni e che costò un altissimo prezzo in vite umane e di distruzioni ebbe inizio nel 1156.
I bresciani pretendevano il possesso dei castelli di Volpino, Ceredello e Caolino; i bergamaschi vi si opponevano,
e fu aspra guerra. Molti storici lasciarono documentazioni della vicenda, in particolare Jacopo Malvezzi, Muratori, Siccardo, Galvaneo Fiamma, e tanti altri.
I bresciani avanzarono fino a Palosco, i bergamaschi li affrontarono ma, con «battaglia animosamente attizzata», anche perché inferiori di numero, furono battuti, lasciando in mano bresciana circa duemilacinquecento prigionieri e sul campo quasi altrettanti caduti.

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