Abbiamo presentato il «Cammino storico pastorale della Comunità di Telgate» facendo riferimento soprattutto alla figura dei pastori che hanno fatto dono del loro servizio sacerdotale alla Parrocchia, coinvolgendo i fedeli in un comune fraterno lavoro per costruire un'autentica comunità.


La parrocchia
deve essere una comunità autentica.

Viene oggi molto usata questa parola «autentica». Si vuol dire che la comunità cristiana deve tener fede anzitutto alle sue linee di fondo, e cioè deve badare che il suo impegno primo sia quello di bandire la parola del Signore, di unirsi a Cristo nella celebrazione Eucaristica e di vivere nella fattiva carità fraterna.
Non sono i semplici legami umani di amicizia, di interesse sociologico, di omogeneità di lavoro o di impegno umano che raccolgono i fedeli, che costituiscono una comunità cristiana.
Neppure il puro trovare un indispensabile servizio religioso, che soddisfi alle personali esigenze dello spirito, fonda un centro di comunità.
Il cristianesimo è comunità di animi, che fondandosi sulla stessa fede, lo stesso battesimo, la stessa parola di Dio, vogliono creare una unità di intesa, di conoscenza, di amore, di aiuto sul cammino con Cristo.
Autenticità non vuol per altro dire omogeneità sociologica o di categoria, si finirebbe a formare unità puramente umane, l'autenticità deve armonizzarsi con l'apertura franca e cordiale.

La parrocchia
deve essere una comunità aperta a tutti.

La comunità, storicamente più vicina all'ideale, è la Parrocchia proprio perché, determinata su un criterio territoriale, supera ogni categoria e si allarga a tutti in quel luogo.
In essa vi è posto per tutti: uomini e donne, operai e padroni, tradizionalisti e progressisti, intellettuali e no, buoni o meno, ricchi e poveri (veramente nella Chiesa dovremmo tutti essere poveri, nel senso evangelico, tutti cioè dei bisognosi).
Se la parrocchia è comunità aperta a tutti deve poi, nel suo interno, superare tutto quello che può indicare discriminazione: privilegi, concessioni particolari, distinzioni, e particolarmente quanto può suonare favore per chi ha e umiliazione per chi ha meno.
Ci si deve tendere ad attutire nella maniera migliore anche le divergenze ideologiche, gli attriti che nascono da differenti età, da formazione, da usi e da costumi diversi.
È certamente ovvio che i ragazzi abbiano una particolare loro formazione, atta per la loro età, che i giovani possano trattare problemi particolarmente propri e trovino e incontri e trattamenti rispondenti.
Rimane però sempre più inequivocabile che queste sono solo comunità improprie e valide solo per ragioni didattiche e pastorali. La comunità è di tutti e tutti accoglie, tutti unisce; da tutti è formata e da tutti si attende amore e collaborazione e tutti quindi deve, almeno in certe occasioni, insieme raccogliere.
L'apertura deve poi, in modo singolare, mostrarsi nella tensione apostolico-missionaria, che deve animare tutta la comunità.
I tanti e pur gravi problemi locali non devono chiudere né l'occhio né il cuore agli ancor più numerosi e più urgenti problemi del mondo e della Chiesa come quelli che riguardano: la pace, la elevazione morale e sociale dei popoli, le enormi sofferenze degli affamati e degli ammalati, la evangelizzazione e la fraternità degli uomini di ogni razza e continente.

La parrocchia
deve essere una comunità carismatica.

La comunità è tutta pervasa dai doni dello Spirito per la utilità comune: in essa nessun membro è puramente passivo, nessuno deve soltanto ricevere ma tutti devono e fare e dare secondo la misura e la qualità del dono e in rispetto vicendevole.
Anche l'ultimo fedele della comunità proprio perchè animato dallo Spirito può avere un lume, una idea, un contributo per arricchire tutti ed ha quindi il diritto ed il dovere di non essere impedito e di non tradire la missione che lo Spirito gli affida.
I carismi sono diversi ed è proprio la loro diversità che forma la ricchezza del popolo del Signore; la diversità non è divisione o scisma se non quando si pone in urto e non riconosce il carisma fondamentale che è la carità la quale deve dominare sovrana come anima della comunità stessa.
Ancora i carismi veri per essere autentici devono essere regolati e armonizzati dal ministero apostolico della gerarchia ed ecco un'altra caratteristica.

La parrocchia
deve essere una comunità istituzionalizzata.


A questo proposito diciamo subito che per istituzione non intendiamo una organizzazione strutturata in similitudine delle varie istituzioni civili o governative. La dottrina del Concilio Vaticano II° ha sottratto in modo inequivocabile la Chiesa ad una configurazione terrena di regno o di governo.
indice di:    «Telgate e il suo santo Crocifisso»           pagina precedente   pagina successiva                      pag. 116