Lo scavo nella Casa
Parrocchiale presso l'area del castello.
Lo scavo archeologico nella Casa Parrocchiale ha evidenziato varie fasi cronologiche. Al di sotto del piano d'uso attuale sono stati identificati elementi riconducibili all'utilizzo in fase rinascimentale: una canalina di scarico delle acque e un muro su cui poggia il perimetrale attuale dell'androne, con una direzione leggermente diversa. La fase bassomedievale è identificata da due tombe ad inumazione, con struttura in pietre, parzialmente danneggiate dalle fondazioni dei muri della Canonica. Al di sotto del muro indicato, ne è stato messo in luce un altro formato con grandi ciottoli legati da malta e con una tegola ad alette rialzate inserita con funzione di scolatoio, tecnica tipica fra il periodo tardo-romano e quello tardoantico. Lo spazio tra i muri ha restituito fasi di incendio relativi alla distruzione di edifici di abitazione, identificabili grazie alla presenza di un focolare e di frammenti ceramici d'uso domestico. Una prima datazione basata sui reperti, una cesoia in ferro, i frammenti di ceramica, una linguetta in bronzo per decorazione di cintura, colloca questa fase all'età altomedievale attorno al VII secolo d.C. Lo strato di incendio copre un livello di pietre di media dimensione che a loro volta poggiano su un sedimento argilloso scottato, estremamente ricco di carboni, un altro strato di crollo ed un terreno antropizzato marrone-grigiastro. Nell'ultimo strato antropizzato, sono stati recuperati frammenti di ceramica invetriata verde-arancio del tipo "a buccia di arancia", tipica del periodo tardoantico che permettono di datare la fase più antica del sito al IV - inizi V secolo d.C. Poiché Telgate è citata come Mutatio nell'Itinerario Burdigalense, i muri rinvenuti potrebbero appartenere ad un edificio caratterizzato da questa funzione. |
il possente muro tardoantico |
I livelli insediativi del VII secolo d. C. | |
Cesoie Linguetta di cintura elementi in osso decorato |
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Il restauro di una
pentola in pietra ollare La pentola è pervenuta in frammenti inglobati in un pane di terra da scavo. La superficie, pulita con acqua distillata, esternamente era coperta da una patina nera di origine carboniosa formatasi con l'esposizione al fuoco; conserva nella parte superiore una striscia di colore naturale probabilmente dovuta al supporto che la sorreggeva. Si notano anche numerosi segni dovuti all'usura. I frammenti sono stati incollati con resina epossidica bicomponente avendo prima provveduto a proteggere le superfici delle fratture con paraloid B72 al 5% in acetone. Purtroppo non è stato possibile per mancanza di attacchi una ricostruzione completa ma si è proceduto a determinarne il diametro calcolando la circonferenza superiore in base ad un arco esistente e, dove si è reso necessario, sono state fatte delle integrazioni con polyfilla colorata. |
[A.P.] |
La ceramica longobarda Fra le ceramiche rinvenute, ancora in corso di studio, è molto interessante osservare la presenza di alcuni frammenti riferibili ad un beccuccio di brocca in ceramica longobarda. Di forma cilindrica, leggermente rastremato verso l'alto, ha il corpo ceramico depurato e mostra una colorazione grigiastra da cottura in atmosfera riducente. La forma di queste brocche è tipica della tradizione longobarda ed esempi si trovano negli insediamenti pannonici di V-VI secolo d.C. In Italia è ancora abbastanza limitato il numero di esemplari conosciuti, sia integri che frammentari, provenienti soprattutto dai vecchi ritrovamenti di necropoli o dai contesti bresciani. Il frammento qui considerato non mostra sulla parete esterna rifiniture o lucidature a stralucido. È al momento ipotizzata una datazione alla seconda metà del VI, inizi del VII secolo d.C. [M.V.] dal libro Medioevo a Bergamo Archeologia e antropologia raccontano le genti bergamasche a cura di Maria Fortunati Civico Museo Archeologico di Bergamo [P.C.] = Corti Paolo - archeologo [A.P.] = Parenti Annalisa - restauratrice - Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia [M.V.] = Vitali Mariagrazia - archeologa |