La
coscienza della gente tende sempre a mitizzare le figure che, nel
bene e nel male, hanno segnato indelebilmente la vita e le vicende
di un paese;
queste
tracce, depositate nei recessi più reconditi della memoria
collettiva, vanno sovente ad incrementare le leggende o gli
splendori impropri di una società ormai definitivamente scomparsa e
consegnata al verdetto della storia.
Le ultime notizie di cui si ha un flebile ricordo appartengono alla
sfera della famiglia dei signori Ferrari, gli ultimi proprietari
dell’omonimo palazzo che, negli anni cinquanta del secolo scorso,
venne acquistato dalla Parrocchia di Telgate per essere adibito ad
Oratorio Maschile.
I “ Ferrari”, che non si fregiavano d’alcun titolo nobiliare, erano
una ricchissima famiglia di signorotti milanesi, subentrati nella
proprietà del palazzo e dei vasti possedimenti di Telgate, ai Conti
Agosti: nobili veneziani. Questi, nei primi anni del settecento,
costruirono a Telgate la villa di campagna come residenza estiva,
seguendo una moda assai diffusa nella Repubblica di S. Marco.
Superato il terribile periodo napoleonico si rassegnarono al
tramonto della “Serenissima Republica di Venezia” ceduta all’Austria
e passarono al nuovo Padrone con armi e bagagli come del resto fece
la stragrande nobiltà veneta. La cessione delle proprietà di Telgate
ai Signori Ferrari avvenne (probabilmente) a seguito dei
rivolgimenti politici avvenuti nel nord’ Italia, dopo il passaggio
della Lombardia, dagli Asburgo al regno Sabaudo, alla fine della
seconda guerra d’indipendenza (1859).
I nobili Agosti, di solida fede austriaca, mal si adattavano a
subire il nascente regime italiano che di lì a poco avrebbe
unificato l’Italia.
La villa di Telgate, riccamente affrescata ed arredata, n’era il
simbolo più appariscente; in diretta concorrenza con gli altri
palazzi nobiliari che durante l’ottocento e buona parte del secolo
scorso segnavano urbanisticamente il centro storico.
Vanno ricordati in special modo il palazzo dei conti Marenzi in
piazza Vittorio Veneto, il palazzo dei conti Medolago in Via Dante,
e il palazzo dei Vavassori ( l’attuale municipio ) Tutte queste
famiglie erano stabilmente legate a possedimenti agricoli seminativi
che garantivano dei solidi profitti attraverso la coltivazione di
cereali e foraggi tramite le innumerevoli famiglie di braccianti che
dipendevano interamente dalla casata nobile di riferimento.
I Ferrari, come tutte le facoltose famiglie, risiedevano nei mesi
invernali a Milano, e ritornavano nella villa di Telgate ai primi di
maggio, non mancando d’essere presenti alla festa di S. Croce.
Il loro arrivo in paese era preceduto da uno stuolo di servitori,
tra i quali spiccavano: il vetturino di landau, lo schaffeur,
numerosi camerieri, il maggiordomo, il cuoco, ed altro personale
dedito al riordino del palazzo e dell’attività consueta.
Il rituale non era troppo diverso da quello che sicuramente veniva
seguito al tempo dei conti Agosti, compresa la presenza del fattore
per il rendiconto delle attività agricole.
Questa lunga premessa è d’obbligo per inquadrare la fisionomia della
contessa Carlotta Ferrari, onde poter meglio definire i suoi tempi e
le modalità correnti dell’epoca.
Non sappiamo se costei fosse in realtà una vera contessa, tuttavia
la gente di Telgate la ricorda come una gran signora dai modi
raffinati, facilmente attribuibili ad un ceto e a una classe sociale
che a quel tempo godeva ancora di certi privilegi.
Guardando le foto allegate è ritratta seduta a sinistra del vescovo
missionario Mons. Belotti ( quello con la gran barba bianca): una
notevole e distinta signora che in quella occasione era la munifica
ospite per le tante personalità religiose e civili convenute a
Telgate per l’ incoronazione del SS. Crocifisso del 1937.
La vediamo ancora seduta al tavolo delle autorità nel salone del suo
palazzo ove fu allestito il pranzo conviviale per gli importanti
ospiti delle feste. Il salone in oggetto è l’attuale auditorium.
A destra di Mons. Bernareggi, vescovo di Bergamo, sta seduto Mons.
Angelo Giuseppe Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII che redasse
nelle sue memorie un resoconto dettagliato di quei giorni.
La Signora Carlotta tenne alto il prestigio della sua famiglia
grazie sopratutto al suo palazzo che risultava essere a quel tempo
la residenza più facoltosa del paese. Il parco annesso alla villa
era
ricchissimo d’essenze arboree d’ottima specie, ineguagliabile
per magnolie, cedri, abeti e per due collinette circondate da
canneti, irrimediabilmente spianate nel 1956 per fare spazio al
campo sportivo. In un simile habitat potevano vivere animali esotici
come caprioli e cervi; perfino una coppia di stupendi pavoni che
contribuivano ad alimentare nell’immaginario collettivo le fole e le
fantasie di una popolazione rigorosamente esclusa da quel mondo
riservato.
Si favoleggiavano feste e performance da bell’epoque in quei saloni
affrescati ed in realtà qualcosa di verosimile poteva anche esserci,
dato che numerosi personaggi erano stati accolti in quel palazzo e
dalle loro memorie scritte emergono lusinghieri commenti per
l’ospitalità ricevuta dalla famiglia Ferrari.
La contessa manteneva con i domestici rapporti affabili e cordiali
e, non poche sono le testimonianze di quanti, alloggiati in suoi
ambienti come inquilini, si vedevano amabilmente restituire i soldi
dell’affitto.
Ma questi signori, ultimo retaggio di un mondo tramontato, non si
sottrassero ai doveri comuni di cittadini; la storia rimane a
testimoniare come essi comparteciparono alle sorti che la patria
chiese a tutte le famiglie telgatesi. L’elenco dei caduti della
Grande guerra porta al primo posto il Tenente Ferrari Luigi e poi la
lunga serie di 44 nostri concittadini che caddero sul Campo
dell’Onore.
Molti conoscono, inoltre, come l’erezione della Scuola Materna di
Telgate avvenne per un cospicuo lascito testamentario della Contessa
Antonia Noli Marenzi, ma ignorano che lo stesso lascito venne
preceduto di alcuni mesi da uno analogo di 15.000 lire ad opera del
defunto Vincenzo Ferrari.
Le due generose offerte permisero all’inizio del secolo scorso di
avere in paese una struttura didattica tanto necessaria ai bisogni
dell’infanzia e a sostegno delle famiglie.
E come non tacere dei legati perpetui in suffragio dei defunti
dell’intera famiglia che la Chiesa di Telgate beneficiò per molti
decenni.
Anche a Telgate le vicende della seconda guerra mondiale lasciarono
un grande segno, dopo l’otto settembre 1943 e con la nascita della
Repubblica Sociale il palazzo Ferrari venne scelto come sede del
Comando Tedesco di presidio del territorio circostante; anche le
pertinenze del medesimo vennero occupate dalle truppe di stanza in
paese: stalle, cucine, rimesse e quanto altro potesse servire al
distaccamento militare che aveva preso alloggio nelle proprietà
della contessa.
La sua permanenza in paese si diradò nel dopoguerra, anche perché
divenuta anziana e vedova non seguiva più di tanto la vita di un
piccolo paese come Telgate. Le attività di riferimento passarono al
suo fattore di fiducia Belotti Rosolino che continuò le attività
dell’azienda agricola fino al 1960.
Alcuni anni prima l’arciprete di Telgate Mons. Pietro Biennati prese
contatti con i suoi figli ed eredi per acquistare il palazzo ed il
parco annesso. La trattativa andò a buon fine e di fatto, anche la
parrocchia di Telgate poté avere un oratorio maschile con un campo
di calcio che venne ricavato nel parco.
L’oratorio venne aperto nel 1956 con grande soddisfazione di tutta
la comunità telgatese anche se le strutture architettoniche
dell’immobile vincolarono non poco la sue attività; gli ambienti più
che fatiscenti ebbero bisogno di parecchi e costosi interventi per
adeguarli ai bisogni della parrocchia.
Un primo grande pericolo corse l’oratorio nell’estate del 1958,
allorquando un furioso incendio divampato nella cascina agricola
adiacente, minacciò la distruzione dell’intero palazzo.
La plurisecolare magnolia con le sue ubertose e verdi fronde si parò
da sola a fermare l’avanzata delle fiamme, scongiurando il disastro
fino all’intervento dei pompieri. I danni furono alquanto limitati
ma essa rimase segnata per sempre nei suoi rami bruciacchiati e
tuttora visibili a ricordo di quella terribile notte.
Cronotassi dei curati
I coadiutori parrocchiali che hanno retto i primi cinquantanni
dell’oratorio maschile nell’ordine
Don Gabriele Albini dal 1951- al 1955 solo per alcuni mesi
Don Egidio Aristolao dal 1955- al 1959
Don Giancarlo Pezzotta dal 1959- al 1967
Don Emilio Brozzoni dal 1968 al 1973
Don Giancarlo Rozzoni dal 1974 al 1981
Don Valerio Vigani dal 1981 al 1990
Don Marco Arnoldi dal 1990 al 1999
Don Luca Nessi dal 1999 attuale direttore.
Gli Ospiti Illustri del palazzo Agosti -Ferrari
Mons. Angelo Giuseppe Roncalli settembre 1937
Il futuro papa Giovanni XXIII, intervenne ai solenni festeggiamenti
per l’ Incoronazione del SS Crocifisso di Telgate, venne ospitato in
casa Ferrari assieme ad altri prelati . In occasione di tale visita
c’espone con puntigliosa cronaca la sua permanenza a Telgate. Le sue
memorie recentemente editate ci permettono di conoscere diversi
aspetti di quelle Feste altrimenti sconosciuti.
E’ lui stesso ad indicare dove sedeva al tavolo delle autorità ed è
abbastanza riconoscibile nella foto che lo ritrae in gruppo con la
contessa Carlotta e tutti gli altri intervenuti.
Davide Bertolotti novembre 1824
Scrittore- giornalista – topografo.
Ospitato dal conte Ottavio Agosti diede alle stampe un opuscolo
intitolato:
“ LETTERE DA TELGATE ”
Racconta in quattordici lettere indirizzate ad un ufficio
governativo del Regno del Piemonte le sue impressioni di viaggio che
fece in Val Calepio e nei dintorni : mirabili descrizioni delle
località che visitò da Telgate a Rovato fin su a Lovere. La sua
prosa risente dell’influenza neoclassica.
Egli si reputa di essere il primo scrittore italiano a cimentarsi
nel “ Romanzo Storico “ sulle orme dello scrittore inglese Walter
Scott, autore di “Ivanhoe”
Scrisse una smisurata serie di opere tra i quali romanzi storici
come
“La calata degli Ungheri in Italia nel novecento” monografie,
trattati scientifici, novelle, compendi di storia e sopratutto
appunti di viaggio che servivano a compilare carte topografiche di
territori non pienamente conosciuti.
Il notiziario parrocchiale, a puntate, sta pubblicando le sue
lettere dallo scorso ottobre.
Napoleone Buonaparte. Nell’estate del 1800
Durante la seconda campagna d’Italia, il Primo Console, dopo la
vittoria di Marengo del 14 giugno 1800, si lanciò all’inseguimento
degli Austro-Russi che si ritiravano dalla Lombardia.
L’esercito
sconfitto, allo scopo di ritardare al massimo l’avanzata delle
truppe francesi, distruggeva i ponti sui fiumi Ticino, Adda e
sull’Oglio. Le truppe rivoluzionarie sostarono nelle campagne di
Telgate e Palosco nell’attesa di ricostruire il ponte romano di
Palazzolo.
Napoleone che aveva l’abitudine di restare in testa alle sue truppe,
pernottò una o più notti nel Palazzo dei Conti Agosti di Telgate. In
effetti, questo palazzo, circondato da un alto muro si prestava bene
ad essere difeso ed essendo assai vicino al fronte fu scelto come
quartier- generale dove ricoverare le vettovaglie dell’esercito.
Napoleone trovò il palazzo vuoto perché verosimilmente i Conti erano
fuggiti, Quali saranno stati i commenti del Primo console vedendo le
didascalie dipinte sotto i grandi affreschi dello scalone nobile del
palazzo, non è dato a sapersi, poichè nei medesimi sono celebrate le
gesta militari dei conti Agosti e le vittorie che l’ imperatore di
Germania ottenne sui francesi.
Le notizie di tale sosta forzata a Telgate ci vengono confermate da
Roncalli nelle sue memorie, dove ci assicura di aver dormito nel
medesimo letto usato da Napoleone.
Bibliografia
Telgate e il suo Crocifisso Don Giuseppe Carminati 1987
Lettere da Telgate Davide Bertolotti 1825
L’albero della Libertà Prof. Riccardo Caproni 1996
Lettere del delegato apostolico
in oriente Mons. Roncalli (Giovanni XXIII) 1939
don Luca Nessi
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