OPERE E INTERVENTI PER LE STRUTTURE PARROCCHIALI

 

Dal Notiziario Parrocchiale che don Gildo
inizia a pubblicare dal mese di ottobre 1972
possiamo ricavare tutta una serie di dati e riflessioni
che ne testimoniano la sollecitudine per il ricupero e il rinnovamento
delle strutture parrocchiali che sono indispensabili
per un buon funzionamento delle molteplici iniziative
che costituiscono l'insieme dell'attività pastorale.

 

LUGLIO 1973

Nuovo pavimento e restauro dei banchi

della Chiesa

 

Riportiamo dal «Bollettino parrocchiale»:

«Che la cosa fosse più che necessaria e matura è stato provato da diversi fatti.

Già c'era l'idea coltivata da Mons. Biennati.

Ne è venuta conferma con la chiara e frequente espressione sentita dalla bocca della gente di qualsiasi età: "era una cosa da farsi ce n'era vera­mente bisogno; il vecchio pavimento era ormai finito ".

Ma la conferma più eloquente ed incoraggiante è venuta la mattina del sabato 7 luglio, quando si è incominciato a togliere il pavimento vecchio: in pochi momenti la nostra chiesa era trasformata in un cantiere di lavoro, uomini, giovani e ragazzi, armati di picconi, badili e carriole, nel giro di quattro ore, dalle 8 alle 12, avevano già portato fuori chiesa tutto il materiale del vecchio pavimento. Nel pomeriggio, ai volontari del mattino, se ne sono aggiunti molti altri e si è proceduto al lavoro di sterramento per venti centimetri. Il mattino seguente, sempre per mano di numerosi volontari, è stato fatto il fondo di sabbia e ghiaia per preparare il basamento alla caldana.

Quindi si è lasciato la mano agli esperti.

11 progetto è stato curato dal Rev.do Arch. Don Giuseppe Gusmini e approvato dall'Ufficio di arte sacra della Curia Vescovile.

Sono state poste lastre di marmo della misura di 50 per 50 e dello spessore di due centimetri; tutto il grande rettangolo è stato fatto con marmo arabescato grigio circondato da una fascia di nuvolato della Valle Brembana.

La lucidatura è stata eseguita volutamente non "a piombo " ma "opaca " e ciò su suggerimento del progettista e dell'Ufficio di arte sacra della Curia, tenendo conto dello stile della chiesa che appunto esigeva tale tipo di lucidatura.

Ora il nuovo pavimento è una consolante realtà e di generale soddisfazione.

Durante i lavori per il nuovo pavimento, si è provveduto anche alla "messa a nuovo" dei banchi della chiesa.

 

 

 

 

Sono 28 banchi di noce, lavorati con mano d'artista: purtroppo mostravano da tutte le parti il logorio del tempo: cariati, si potrebbe dire mangiati dal tarlo, con aggiustature non di noce, con vari pezzi mancanti; era ormai tempo o di perderli o di salvarli.

L'opera di riparazione è stata affidata alla Ditta Berger, con sede a Milano, esperta in lavoro del genere. Nella riparazione si è proceduto al bagno antitarlo, all'aggiustatura delle rotture e dei pezzi mancanti, alla sostituzione con pezzi di noce dei pezzi non di noce (opera di riparazioni del passato) e alla lucidatura al color naturale del noce.

Ora i 28 banchi, dopo il soggiorno in casa di cura, sono ritornati e fanno mostra di buona salute nella nostra chiesa».

 

 

 

 


SETTEMBRE 1973

Restauro della Chiesa di S. Giuliano e suoi antichi affreschi

 

Dal settembre 1973 tutto l'interesse fu rivolto al restauro e al ricupero delle meravigliose opere d'arte riportate alla luce nella chiesetta di S. Giuliano.

Fu un lavoro lungo, paziente, ma che recò la più grande soddisfazione a tutti.

Il primo rinvenimento, avvenuto nel 1972, infervorò gli animi verso ulteriori ricerche, che non lasciarono delusi i più diretti interessati: l'arciprete don Gildo Rizzi, il restauratore Sandro Allegretti di Bergamo e il sindaco Gianluigi Finazzi che all'opera assicurò anche l'interesse dell'Amministrazione comunale. Demoliti con perizia e pazienza due pilastri sorreggenti un'arcata, probabilmente costruita nel '700 per consolidare la tenuta del tetto, apparvero i colori brillanti di due bellissime figure: una Madonna con il Bambino in grembo e san Giuliano. Altri affreschi furono recuperati successivamente: Madonna con il Bambino e san Bartolomeo, e ancora san Bernardino, san Maurizio e sant'Ambrogio.

L'intera opera di restauro è stata seguita dalla professoressa Tardito della Sovrintendenza alle Belle Arti di Milano.

Le opere furono attribuite sommariamente a uno sconosciuto artista del '400, quasi sicuramente lombardo, ma con evidenti influssi della pittura veneta.

  

 

 

 

 

La straordinarietà dei rinvenimenti artistici venne comunicata al vasto pubblico mediante due lunghi articoli pubblicati da «L'Eco di Bergamo» in data 15 ottobre 1972 e 11 ottobre 1974. La bellezza degli affreschi quattrocenteschi richiedeva rifacimenti alla chiesetta in opportuna armonia, e perciò si rifecero le pareti interne ed esterne con relativa tinteggiatura, si costruì un marciapiede attorno a tutto l'edificio per impedire la penetrazione di umidità, fu sistemato radicalmente il tetto e il piazzale d'accesso.

L'interno fu dotato di nuovi banchi in mogano, e con l'allacciamento alla rete idrica e a quella elettrica si diede l'ultimo tocco ad un'opera che è destinata a durare ancora a lungo.

Al posto dell'infelice quadro, sull'altare, fu posta nel 1976 una statua in legno di tiglio raffigurante il martire san Giuliano, opera della ditta Perathoner di Ortisei, e sul grazioso campaniletto fu collocata una nuova campana per opera della ditta Fratelli Pagani di Castelli Calepio, poiché la precedente venne rubata, nottetempo, dai soliti ignoti vandali.

Oggi, pur restando isolata in aperta campagna, la chiesetta di san Giuliano si presenta assai graziosa e diventa meta di una devota processione annuale che si tiene la sera precedente la festa del santo.

 

 

 

il restauratore Sandro Allegretti di Bergamo

mostra con visibile compiacimento un antico affresco appena riportato alla luce nella chiesa di S. Giuliano.




sopra:

la restaurata chiesa di San Giuliano al termine della 

processione e la benedizione della nuova campana

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'antica casa dell'Arciprete prima del rifacimento.

E' evidente lo stato di degrado e l'urgenza di una   

opportuna ristrutturazione.

1975

Ristrutturazione dell'antica «Canonica»

 

Nel 1975 don Gildo iniziò un intervento di radicale ristrutturazione dell'antica e ormai cadente abitazione dell'Arciprete.

Ricavata in parte da resti dello storico castello dei Conti Marenzi, la «canonica» si presentava ormai con le caratteristiche di vetusta casa «colonica».

A piano terra, a causa della grande umidità, era inabitabile; al primo piano, accanto a vani appena accettabili, vi erano veri e propri bugigattoli, piccoli, privi di aria e luce. Al secondo piano alcune camere da letto, in passato utilizzate anche come granaio, erano indegne di un'abitazione civile.

L'intera ristrutturazione, compiuta dalla ditta Fratelli Turani su progetto dell'arch. Vito Brambilla, diede risultati più che soddisfacenti, e ne risultò un'abitazione dignitosa e rispondente alle varie esigenze richieste dalla sua particolare finalità.

 

1976

Rifacimento del «Vecchio Teatrino»

Il salone, attiguo alla Casa Parrocchiale, che già in passato aveva svolto la funzione di luogo d'incontri, di apprezzate esibizioni della gloriosa filodrammatica e sala per proiezioni cinematografiche, denunciando tutti i suoi anni e non essendo più rispondente alle nuove esigenze, nel 1976 fu completamente rinnovato. Ne risultò un «Auditorium» adatto alle varie funzioni di «Sala della Comunità».


1977-1978

Restauro delle cinque grandi tele del Presbiterio

 

Quasi ancora sotto l'effetto esaltante dei risultati ottenuti col ricupero dei meravigliosi affreschi della chiesa di san Giuliano, per oltre due anni si diede mano alla delicatissima opera di restauro delle cinque grandi tele che formano il maestoso ornamento di tutto il presbiterio.

I cinque grandi dipinti, ormai logori per gli anni e per scadenti interventi di restauro effettuati in anni lontani, si trovavano in vero cattivo stato, anzi pessimo.

Ottenuto il parere favorevole di molti parrocchiani, fu presa la decisione di salvare ad ogni costo quanto gli antenati avevano tramandato come testimonianza di fede e frutto di non pochi sacrifici. Il lavoro fu affidato al notissimo e già collaudato restauratore

 

Sandro Allegretti di Bergamo, con l'assistenza della Sovrintendenza per i Beni Artistici e Storici di Milano. Tutto fu eseguito a regola d'arte, con risultati a dir poco entusiasmanti.

In occasione della grande solennità del Sacro Crocifisso, il 3 maggio 1978, i fedeli di Telgate hanno potuto ammirare e gustare al completo lo splendore acquistato dalla già bella chiesa con il restauro delle grandi pale dell'altare maggiore, splendore espresso in ammirazione, con autorevoli parole, anche dal vescovo Clemente Gaddi che ha onorato con la sua presenza quella solennità parrocchiale.

Molti e interessanti particolari riguardanti il restauro dei grandi quadri sono riportati nel libro «Telgate e il suo Santo Crocifisso» edito dalla Parrocchia nel 1987: cinquantenario dell'Incoronazione.

 

Un particolare della tela raffigurante il Battesimo di Gesù,

opera di Pietro Dammi di Castelfranco,

certamente la più preziosa e spettacolare delle cinque.


I grandi quadri che raffigurano episodi della vita di S. Giovanni Battista:

- La nascita di S. Giovanni Battista: opera di Francesco Paglia (sec. XVII)

- La predicazione di S. Giovanni Battista: opera di ignoto del XVII sec.

- Il battesimo di Gesù: opera di Pietro Damini di Castelfranco (1592-163I)

- La decollazione di S. Giovanni Battista: opera di Giovanni Carobbio (1691-1752)

- La testa del Battista presentata a Erode: opera di Giovanni Carobbio (1691-1752)

 


1979

Tetto della Chiesa e Statue della facciata

 

Dal «Bollettino parrocchiale» del novembre 1979 riportiamo:

«Da tempo era apparso urgente il bisogno di intervenire sul tetto della chiesa parrocchiale dall'evidente stato precario dei canali in lamiera e dall'apparire di macchie denuncianti infiltrazioni d'acqua non solo causate da canali rotti, ma anche da converse consumate e da coppi infranti.

Furono tenute due assemblee popolari, alle quali era stata invitata tutta la comunità. Si arrivò alla decisione di procedere alla sostituzione dei canali in lamiera con canali in rame, e si stabilì anche di verificare accuratamente le condizioni del tetto nei punti dove apparivano evidenti segni di infiltrazioni d'acqua per procedere agli eventuali interventi necessari.

I lavori incominciarono ai primi di agosto e a un attento esame fatto al tetto si riscontrò che il legname era ancora in buono stato; viceversa alcune converse erano letteralmente consumate; accanto a tratti di tetto con coppi in discreto stato, frutto di riparazioni abbastanza recenti (l'ultima fatta nel 1961 ), c'erano vasti tratti di tetto il cui stato

 

 

 

ormai logorato dei coppi faceva pensare che lì da moltissimi anni (quanti? è difficile dirlo), non erano avvenute riparazioni.

Si decise pertanto di ricorrere il tetto per intero.

Pertanto l'intero tetto fu ricoperto con fogli di ondulina, per garantirci contro infiltrazioni d'acqua anche in caso di rottura di coppi.

Fu calata dal tetto una montagna di rottami (ben dodici camion), sostituiti con ben 13.600 coppi nuovi.

Anche l'impianto parafulmini era completamente fuori uso e quindi si provvide alla sua sostituzione, secondo la tecnica più aggiornata, sia sul tetto della chiesa e sia sulla torre campanaria.

Anche le sette statue che (belle o brutte che siano) troneggiano sulla facciata della chiesa, e cioè: in alto S. Giovanni Battista, S. Pietro e S. Paolo, e in basso S. Rocco, S. Alessandro, S. Giuseppe e S. Antonio, hanno ricevuto cure opportune. Sono fatte in pietra non eccellente e in passato hanno ricevuto aggiustature in cemento. Riparate le rotture e i buchi principali per impedire l'infiltrazione erosiva dell'acqua, si è provveduto a innaffiarle con materiale liquido protettivo, particolarmente adatto allo scopo».

 

 

 

 

 

 

Le statue che abbelliscono l'esterno della Chiesa sono state eseguite nel 1891 da Gaetano Oberti di Lenna

e collocate ad ornamento della facciata progettata dall'arch. Giovanni Cominetti e ing. Angelo Bonicelli di Clusone,

il medesimo che disegnò

la facciata del Duomo di Bergamo.

 


il grande armadio in noce della Sacristia, completamente restaurato con altri mobili antichi del medesimo ambiente.

Racchiude e conserva i paramenti liturgici, gli arredi sacri e quanto è necessario all'amministrazione dei vari Sacramenti.


 

1989

Restauro conservativo della Torre Campanaria

Per indicare il campanile, a Telgate, sembra d'obbligo l'uso del termine «Torre Campanaria».

Si tratta infatti di un'antica torre del Castello Marenzi eretta per avvistamento e difesa tra il 1200 e il 1300. L'arciprete Bartolomeo Arici la acquistò nel 1736 e la trasformò in torre campanaria.

Ha un'altezza di m. 45 fino alla base del parafulmine e porta un concerto di 8 campane.

La sua imponente solennità è andata lentamente offuscandosi a causa di parecchi fattori quali la fragilità della pietra, l'erosione del tempo, i guasti dell'inquinamento, ecc. per cui si è reso necessario un intervento straordinario per porre rimedio ai suoi mali.

Ad opera di tecnici esperti sono stati effettuati i seguenti lavori: estirpazione delle sterpaglie dalle fessure, scalpellatura della malta esistente tra una pietra e l'altra, sabbiatura delle pietre con

 

 

aria compressa, rifacimento dell'intonaco asportato e chiusura delle cavità formatesi, rasatura e saturazione tra le pietre con materiali speciali impermeabili ad agenti esterni, applicazione con nebulizzatore di liquido trasparente a base di polimeri siliconici, sostituzione delle colonne e davanzale in pietra di Sarnico alla cella campanaria, sostituzione di cornicioni pericolanti, nuova pavimentazione impermeabile al terrazzo estremo, nuova scala interna in ferro zincato a pianta quadrata, due nuovi quadranti dell'orologio, potenziamento dell'impianto elettrico di messa a terra, illuminazione con fari esterni e interni, revisione e tinteggiatura del castello in ferro porta campane.

Ora domina più che mai le contrade di Telgate e si fa ammirare e contemplare, vestita a nuovo, meravigliosa.

Esattamente come l'ha sognata e fortemente voluta l'arciprete don Gildo.

 


Don Gildo sull'alto terrazzo della Torre

con due degli operai

che ne hanno effettuato il restauro.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

sotto:

la lapide - ricordo

collocata alla base

della Torre Campanaria.

(tratto dal fascicolo "XX° anniversario dell'ingresso in parrocchia dell'arciprete DON GILDO RIZZI")